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Il fotografo Marco Simonelli      

Sono nato nel 1956 e fin da ragazzo sono sempre rimasto affascinato dal mondo della fotografia. Malgrado gli scarsi mezzi e la difficoltà di comprendere l'uso di una pellicola, come ogni altro adepto di questa disciplina ho iniziato scoprendo il mondo circostante fotografando ciò che colpiva la mia immaginazione. Ben presto, però, mi sono reso conto che le forme, la luce e la materia non sono altro che elementi per contemplare altri e meno evidenti aspetti di una realtà composita e caotica. Ho iniziato così un percorso di studio e sperimentazione che ancora oggi prosegue con la stessa passione ed immutato entusiasmo. Un entusiasmo ed una attenzione che ho riversato per un certo periodo, dal 2014 al 2024, anche nella fotografia commerciale con servizi alle persone e alle aziende.

Il percorso fotografico, parallelo ad altre occupazioni professionali, è stato quindi un processo in continua evoluzione e frutto di un approccio analitico sulla condizione umana. E' un percorso che in definitiva ha consentito di maturare un atteggiamento critico e aperto verso le varie forme di espressione fotografica e della sua contaminazione concettuale. Come appassionato ho partecipato a varie mostre fotografiche e, allo stesso tempo, ho organizzato dei concorsi fotografici nazionali per un Corpo di polizia in cui ho prestato servizio.
 
Solo recentemente, ho sentito l'esigenza di condividere la mia opera fotografica sul mercato dell'arte. Concepire la fotografia allo stato di arte presuppone una profonda conoscenza delle emozioni, tanto che se prima come semplice fotografo mi limitavo a vedere e registrare, successivamente come artista ho iniziato a penetrare gli aspetti più profondi e filosofici dell'esistenza. Ho iniziato così ad approfondire particolari tematiche concettuali. Sono dell'opinione che gli artisti, in qualunque campo, siano da sempre considerati le voci scomode delle nostre coscienze.  
 
Tecnicamente, la scuola dei grandi maestri della pittura, ad iniziare dalla pittura lineare del Trecento, della fotografia sperimentale dei primi del Novecento e delle avanguardie artistiche sono ancora oggi fonte di grande ispirazione.


DICHIARAZIONE DELL' ARTISTA
 
 La fotografia del Caos

Creo immagini che modificano la percezione del reale, considerando la natura intima e concettuale dell'esistenza. Ogni opera rappresenta l'unione tra una realtà materiale e una sua rappresentazione metafisica. Come la materia e la vita sono sorte dal caos primordiale della creazione, così la mia fotografia trae origine dagli elementi caotici dell’universo interiore. Amo osare e spaziare in contesti dove le leggi del tempo e dello spazio perdono valore e consistenza e nuovi concetti prendono forma. Colori, lineee e oggetti vengono selezionati e utilizzati per concepire nuove realtà o, per meglio dire, nuovi pensieri. Le opere ottenute, su base fotografica, perdono il limite della fotografia del reale e diventano concetti, dimensioni dove posso finalmente concepire, amalgamare e ipotizzare. Con la necessaria tecnica il processo creativo, unico e irripetibile, si nutre della sapienza del passato, del vissuto quotidiano, delle esperienze umane, dell'emozione del momento, dello studio, della sperimentazione, di visioni immaginarie. Con questo lavoro di sintesi trasmetto nuovi messaggi e nuovi spunti di meditazione. La sperimentazione cromatica e la corruzione degli stili diviene quindi fondamentale perchè l'arte, come la vita, nasce dal Caos.

Ho dovuto lavorare molto su me stesso per concepire la realtà fotografata come elemento mutabile e malleabile. Non è stato facile cambiare alcuni paradigmi della fotografia in quanto essa stessa considerata vettore indiscusso della nostra realtà. La condizione di artista mi porta invece a considerare la fotografia come un crogiuolo dove ogni pensiero, tecnica e strumenti si fondono per dare vita a nuovi concetti. In questo contesto, viene naturale collocare le mie opere nel contesto della fotografia concettuale, surrealista e futurista, in una sorta di continuum temporale tra i vari stili. Si tratta di campi artistici ben noti, aperti a molteplici interpretazioni e sensibilità e dove l'inconscio prende il sopravvento sulla realtà. I concetti espressi attraverso le immagini prodotte, liberi da ogni costrizione, spaziano nell'universo interiore e alimentano quel Caos inteso come apertura e necessità di una sana contaminazione liberatoria. La fotografia del Caos è un universo immaginario, situato in quella terra di mezzo che si pone tra la dimensione materiale e quella metafisica dell'esistenza.

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